Cosa stavate facendo il giorno 11 settembre del 2001, su per giù verso le 15:00? Ognuno di noi ha una risposta, persino abbastanza dettagliata, a questa domanda.
Come mai ricordiamo nel dettaglio il luogo e l’attività che stavamo svolgendo in quel momento? Come mai questo non avviene per tutti i ricordi?
Il nostro cervello funziona, come dico di solito, “a risparmio energetico”: conserva le informazioni importanti e potenzialmente utili in futuro per lungo tempo, quelle meno importanti per un tempo minore e quelle irrilevanti per pochissimo tempo. Allo stesso tempo, però, è possibile che conservi dettagli di ricordi poco rilevanti, se abbinati ad eventi ad alto impatto emozionale. In breve, le emozioni e la memoria sono strettamente interconnessi.
La forza dei ricordi dipende spesso dal livello di attivazione emozionale, per cui eventi o esperienze vissuti con un’elevata partecipazione emotiva vengono ritenuti dal nostro cervello importanti, dunque memorizzati a lungo termine, assieme a tutti i dettagli relativi a luogo ed ora. In questo caso di parla di Flashbulb memories (Brown & Kulik, 1977), ovvero ricordi molto vividi, ricchi di dettagli e persistenti, delle circostanze di apprendimento di un evento significativo ad alto impatto emotivo. Quando assistiamo ad un evento di questo tipo, vengono coinvolte cerebralmente strutture facenti parte del sistema limbico, il sistema più interno del nostro cervello, quello legato alle emozioni ed agli istinti: l’amigdala e l’ippocampo. L’attivazione emozionale fa sì, dunque, che il nostro cervello ritenga di dover acquisire tutte le informazioni possibili relative alle circostanze legate all’evento, in modo tale da potervi fronteggiare prontamente in futuro o poterlo persino anticipare. E’ come se il nostro cervello scattasse una foto: c’è l’evento ma ci sono anche tutti i dettagli ed il contesto. Sono ricordi che conserveremo per tutta la vita.
Più di recente, diversi studi hanno applicato il concetto di Flashbulb memories anche ad eventi personali e ad eventi pubblici sia negativi che positivi (Mecacci, 2001). Ma non tutti i ricordi diventano delle Flashbulb memories; sembra che perché si crei una Flashbulb memory siano necessarie le seguenti variabili (Finkenauer e al., 1998):
- alto livello di sorpresa;
- alta possibilità che l’evento produca conseguenze significative sulla vita dell’individuo o del gruppo sociale al quale l’individuo appartiene;
- alto livello di attivazione emotiva.
I livelli di queste variabili devono essere davvero molto, molto alti. Il ripercorrere mentalmente l’accaduto, inoltre, così come il discuterne con altre persone avrebbero un ruolo importante nel definitivo consolidamento in memoria.
E voi? Quante Flashbulb memories avete “collezionato”, finora, nella vostra vita?
Dott.ssa Giannalisa Colasuonno
Psicologa Psicoterapeuta e Psicodiagnosta
Corso Umberto I, 26 Grumo Appula (BA)
tel. 366 30 55 032
email: info@studiocolasuonno.com
www.studiocolasuonno.com
BIBLIOGRAFIA
Brown, R, Kulik, J. (1977). Flashbulb memories. Cognition, 5(1), 73-99;
Mecacci, L. (ed) (2001). Manuale di psicologia generale. Giunti ed.;
Finkenauer, C., Luminet, O., Gisle L., El-Ahmadi, Van der Linden M. (1998). Flashbulb memories and the underlying mechanisms of their formation: toward an emotional-integrative model. Memory and Cognition, 26, 516-31.