La favola disneyana di Rapunzel mi ha sempre portata a riflettere sul delicato ma essenziale tema dello svincolo, inteso come conquista dell’indipendenza emotiva dalle figure genitoriali, in particolar modo da chi si è preso primariamente cura di noi durante l’infanzia (la maggior parte delle volte la madre).
Svincolo: di cosa si tratta?
Alcune madri non concedono mai davvero ai figli, in particolar modo alle figlie, il permesso di crescere e di staccarsi da loro. La maggior parte delle volte, tale mancato permesso resta a livello inconscio : ciò vuol dire che la mamma sarà convinta di averlo concesso ed il figlio/a sarà sicuro di averlo, ma non sarà così.
Se tale permesso non viene mai implicitamente concesso, se la mamma non promuove gradualmente fin dall’infanzia la conquista dell’autonomia dei propri figli e se non sa farsi mai davvero da parte quando giunge il momento per il figli di “camminare con le proprie gambe”, allora difficilmente il ragazzo (o ancor più di frequente la ragazza) si sentirà autorizzato ad andare avanti.
Trattenuto dal cordone ombelicale anche a distanza di anni, il ragazzo o il giovane adulto (ed in alcuni casi l’adulto) rischia di restare intrappolato per sempre nel proprio ruolo di figlio-stampella di una madre, spesso psichicamente fragile ed emotivamente immatura a propria volta.
Tornando a Rapunzel…
Questo brano cantato è tratto dal cartone e rappresenta un modo divertente ed estremizzato (ma…in realtà non troppo!) per far riflettere sul tema del mancato svincolo…
“Madre: Vorresti uscire dalla torre?
Oh, che dici Rapunzel?
Cara sei un fuscello delicato!
E mi ascolti sempre sei un amore
Sai che ti ho protetto e tutelato
Rapunzel: Lo so però…
Madre: E guarda! Tu sei il più raro fiore
E’ una delusione che vuoi darmi?
Vuoi lasciare il nido e andare via?
Si ma non ora
Rapunzel: Ma…
Madre: Shh! Non ancora!
Stai qui con me!
Resta con me
Non ti allontanare
E’ il consiglio che ti do
Resta con me
Se ti lascio andare me ne pentirò
Lo So!
Ladri in libertà, piante velenose
antropofagia, la peste!
No!
Grossi e grassi ratti
Facce spaventose
Ah, io muoio! Non lasciarmi
Mamma è qui
Sai che ti proteggo
Cara veglio su di te!
E’ un bel dramma
Senza mamma…
Ma sei con me!
Resta con me
Stai con la tua mamma
Sola tu cosa farai?
In desabijé
Senza alcun programma
Dai, finiresti nei guai!
Sei un po’ svampita
Piena di ansia e dubbi
Anche un po’ distratta, vedi?
Mamma sa chi sei
Mamma ti capisce
Mamma è sempre accanto a te!”
Come agevolare lo svincolo del proprio figlio?
Ogni mamma lo sa bene: quanto è difficile separarsi dal proprio figlio! Lo si vorrebbe proteggere per sempre, quasi rivivendo quel legame totalizzante e rassicurante provato durante la gravidanza. Eppure, così come in natura animale, ogni cucciolo, dopo un minimo svezzamento iniziale con la protezione genitoriale, viene lasciato andare da solo. Gli uccellini vengono inizialmente nutriti dalla mamma, che procaccia il cibo e lo inserisce essa stessa nel becco dei piccoli, al sicuro nel nido; i felini procedono inizialmente a fianco della propria mamma, per poi essere dalla stessa “mandati via” affinché se la cavino da soli nel mondo.
Per l’essere umano, più complesso dell’animale, questo processo appare più difficoltoso, anche se ugualmente importante. Entrano in gioco le emozioni, le aspettative, gli investimenti affettivi… Come uscirne?
Il più delle volte la mamma ha difficoltà a lasciare andare perché tenere un figlio emotivamente dipendente da lei soddisfa alcuni suoi bisogni : un bisogno di affetto mai soddisfatto a pieno nella propria infanzia ad esempio; oppure il bisogno di avere tutto sotto controllo (legato il più delle volte ad un problema di ansia personale); ecc..
E’ importante che la mamma riconosca innanzi tutto di limitare in qualche modo l’autonomia del proprio figlio (perché se non ne è consapevole non sarà ovviamente neanche motivata a mutare qualcosa del proprio comportamento), e successivamente che collochi ciascun pensiero o comportamento alla propria origine reale….. ovvero può porsi alcune domande. Vediamo un paio di esempi che possono darci un’idea:
– Non permettere a mio figlio adolescente di uscire con gli amici ( o di prendere l’auto per uscire ecc) serve principalmente a tranquillizzare me? (e se la risposta è sì o prevalentemente sì… mi chiederò) Potrò farlo per sempre? (e se la risposta è no… forse questo divieto serve soprattutto a rispondere al mio bisogno di tranquillità.)
– Non accettare che mio figlio vada a convivere con la fidanzata (o che si sposi ecc) o non ritenerlo pronto per un passo del genere, serve principalmente a tranquillizzare me? Forse non sono IO pronta a non vederlo più pranzare con me, rientrare a casa per la notte, a non preparargli più la colazione? (se la risposta è sì o prevalentemente sì, forse la mia paura ed il mio bisogno di affetto e vicinanza gli stanno tarpando le ali).
Se la mamma riuscisse a porsi tali domande ed a darsi una risposta sincera e ponderata, sarebbe già di grande aiuto per il proprio figlio.
Tagliare il cordone è difficile ma necessario… farlo è un atto d’amore, uno dei più grandi che si possano fare per il proprio figlio. Tagliare il cordone non porterà nostro figlio a volerci meno bene, anzi, ce ne vorrà ancor più in quanto vedrà riconosciuto il suo diritto all’autonomia e soprattutto in quanto finalmente si vedrà riconosciuta la capacità di cavarsela da solo, in poche parole di VALERE, come uomo, nel mondo.