Un giorno ci si sveglia ed il proprio bambino (o la propria bambina) ci chiede di uscire con gli amici di sera, sembra magneticamente attratto dallo smartphone, non desidera più giocattoli per il proprio compleanno. Potremmo trovare un accendino nella tasca dei suoi jeans da lavare, o scoprirlo ad osservarsi scrupolosamente il corpo allo specchio. Da lì a poco ci troveremo a dover accettare che il nostro bambino, bambino non lo è più. In questa complessa ma affascinante fase della vita del proprio figlio, molti genitori sentono di perdere il controllo dello stesso, sperimentano vissuti d’ansia, a volte pensano persino di aver fallito come genitori. La difficoltà che nel mio lavoro riscontro più di frequente tra genitori ed adolescenti è di natura comunicativa: “Io parlo e lui non mi ascolta”.
- Non siate troppo rigidi o chiusi nelle vostre posizioni o ideologie. Può aiutare cercare di comprendere il punto di vista del proprio figlio. Essere barricati nelle proprie idee porterà il ragazzo a credere che con voi sia inutile o impossibile parlare e quindi lo stesso tenderà ad agire a vostra insaputa, nascondendo ciò che fa. Eviterà, inoltre e probabilmente, di rivolgersi a voi in momenti di difficoltà.
- Mostratevi interessati alle sue idee ed a ciò che vi racconta della sua vita, in modo che possa sentirsi libero di potervi parlare senza paure. E’ importante, naturalmente, che il vostro interesse sia sincero e non simulato… i ragazzi lo percepiscono.
- Le regole sono importanti. Stabilitene, di comune accordo con il coniuge (sempre), fatele rispettare in modo coerente e fermo, evitando di assumere un ruolo autoritario: nessuno apprezza un dittatore che si impone con la forza. Considerate sempre il loro punto di vista, valutate di volta in volta la situazione e mostratevi aperti a contrattare aspetti delle regole con il passare del tempo, con vostro figlio. Le regole vanno adattate anche all’età di vostro figlio, sempre nel rispetto della coerenza.
- Se vostro figlio adotta un comportamento che vi irrita o vi fa arrabbiare, contate fino a… venti. Respirate e ragionate. Gli attacchi e gli insulti non sono costruttivi, hanno solo l’effetto di svalutare e mortificare vostro figlio, portandolo non solo a chiudersi in sè ma anche a covare rabbia nei vostri confronti. Un adulto sa gestire meglio le proprie emozioni rispetto ad un adolescente, quindi…ebbene sì, tocca prima di tutto a voi essere comprensivi. Ricordate sempre che ogni comportamento, per quanto “negativo”, nasconde sempre una motivazione ed un bisogno, un messaggio.
- Mai banalizzare o (peggio) ridicolizzare, ironizzando sulle loro insicurezze, sulle loro paure e difficoltà. Li farebbe sentire giudicati e non accolti e li porterebbe a chiudersi in sè. Potrebbero imparare che le emozioni fanno rima con debolezza e che non sia un bene viverle ed esternarle: questa reazione deve essere decisamente evitata in quanto fa male a loro e può far insorgere problemi maggiori.
- Non fate mai promesse che non potrete mantenere, mai tradire la loro fiducia invadendo il loro territorio senza permesso (spiare i cellulari, i diari ecc) o violando i segreti che vi confidano. Li porterebbe a chiudersi nei vostri confronti in maniera drastica ed a pensare di non potersi fidare di voi. Loro hanno bisogno di sapere che voi ci siete, li sostenete senza giudicarli….e saranno loro a confidarsi con voi.
- Bastone sì, ma anche carota. Non focalizzatevi solo sulla correzione degli aspetti negativi che vostro figlio mostra, ma premiate e sostenete i comportamenti positivi, le potenzialità e le risorse del ragazzo, senza però sovraccaricarli di aspettative eccessive: i supereroi non esistono e tutti abbiamo il diritto di poter sbagliare… Genitori compresi.